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LAVORO E LEGALITA’ Procuratore Pignatone al convegno FIOM

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LAVORO E LEGALITA'

Intervento del Procuratore Pignatone al convegno della FIOM

A cura di InfoClandestino


 

Milano 15.09.2014 – Al convegno della FIOM-CGIL su Lavoro e Legalità è intervenuto il Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone. Le mafie, ha spiegato, sono forti grazie alle alleanze. Alleanze con le imprese, che pagano il pizzo e che spesso passano a fare accordi con le mafie per calcoli di convenienza, e con quell'area grigia composta da professionisti, amministratori pubblici, magistrati, che per proprio tornaconto scelgono l'illegalità. Il conto di questo sistema corrotto lo paga l'intera collettività. Il procuratore cita il crollo di una galleria perché costruita con materiale scadente proprio perché l'impresa voleva coprire i costi dell'alleanza mafiosa. Ma questo lede anche la corretta concorrenza, i diritti e i salari dei lavoratori, che a cascata subiscono gli effetti della corruzione. Le mafie, ricorda ilo procuratore, sono ormai in tutta Italia e si adattano al contesto adottando politiche e modalità diverse per raggiungere i propri obiettivi. L'acquisizione di molte aziende è l'operazione più comune nel nord Italia, eseguita senza spari e rumore. Cita, il procuratore, la recente indagine che ha colpito l'impresa che si doveva gestire la "cabina di regia" di EXPO2015, come altre 30 sequestrate dalla Procura di Milano. La legislazione anti-mafia italiana è la più avanzata del mondo, ma per abbattere il livello di corruzione non basta l'azione repressiva. Serve rompere il legame tra corruttore e corrotto che Pignatone dichiara essere comune negli intenti. Su questo, aggiunge il Procuratore, "la Legge Severino va nella direzione opposta", non aiuta cioè, a colpire il corruttore e a rompere il legame d'interessi col corrotto. Infine, Pignatone suggerisce l'abbattimento della Prescrizione, anche se, dice, teme che non sarà ascoltato. La prescrizione infatti, permette al mafioso o al corruttore di rientrare in possesso dei beni sequestrati, proprio perché decaduto il reato per scadenza dei termini di "prescrizione". Un flagello tutto italiano che non s'interrompe neanche a processo iniziato e che ha permesso in questi anni a molti professionisti e politici di salvarsi dalla condanna nonostante le schiaccianti prove a loro carico.

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