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CREMASCHI : Renzi privatizza anche la GUERRA – Il 16 gennaio manifestazione a Roma

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FANNO AFFARI E DICONO DI LOTTARE CONTRO IL TERRORISMO

Verso la manifestazione contro la guerra del 16 gennaio 2016

Articolo di Giorgio Cremaschi

Video di Francesco Santoianni – Pecorarossa


Cremaschi Libera.tvLa decisione del governo Renzi di inviare 450 soldati in Iraq sulla diga di Mossul è un atto di guerra in violazione brutale dell’articolo 11 della Costituzione, aggravato dalle ragioni privatistiche che lo motivano.
La società Trevi ha vinto l’appalto per la ristrutturazione della grande diga sull’Eufrate. E qui c’è già la prima menzogna della propaganda governativa, simile a quelle che si usano per giustificare le grandi opere in Italia. La diga infatti non è sull’orlo del crollo; tale affermazione, fatta per dare più valore morale all’invio di truppe, è stata smentita dallo stesso direttore dell’impianto che ha dichiarato che l’impianto opera in assoluta normalità. L’investimento di miliardi di euro serve ad un potenziamento dell’opera e la vittoria all’asta dell’azienda di Cesena fa parte della normale giostra dei grandi affari. All’interno dei quali rientrano anche le spese sulla sicurezza.
Sappiamo infatti che da tempo in Iraq, in tutto il Medio Oriente e in Afghanistan una delle attività più diffuse e ben remunerate è quella dei “contractors”. Con questo termine si definisce l’evoluzione tecnologica ed organizzativa dei vecchi mercenari del secolo scorso. In questi paesi in guerra permanente i governi occidentali a partire dagli USA , che quella guerra hanno scatenato 25 anni fa, hanno scoperto di non avere truppe sufficienti a coprire tutti i punti di intervento. Così una parte delle attività militari e di sicurezza è stata privatizzata e affidata a multinazionali della sicurezza che impiegano decine di migliaia di persone e realizzano profitti miliardari. Ora Trevi potrà risparmiare per quella quota di spese, cosa che forse ha influito anche nel suo successo nel conseguire l’appalto, visto che esse saranno a carico dello stato italiano che invierà le proprie truppe con la funzione di contractors.
Dopo la privatizzazione della guerra ora abbiamo l’uso privato delle truppe pubbliche, e i nostri soldati vengono inviati in Iraq per tutelare un grande affare. Avveniva così all’epoca delle imprese coloniali ottocentesche, le prime truppe italiane sbarcarono in Eritrea nell’800 a seguito degli affari della compagnia di navigazione Rubattino. Anche qui la modernità renziana ci riporta indietro di due secoli e la violazione della Costituzione avviene saltando anche la tradizionale ipocrita copertura della partecipazione ad una coalizione internazionale. Dopo 25 anni di interventi militari in spregio dell’articolo 11, evidentemente si pensa che l’opinione pubblica si sia assuefatta e non abbia più bisogno di alte motivazioni. Non ci sono Onu, coalizioni democratiche, scopi umanitari a giustificare l’intervento militare italiano. Qui siamo solo noi che mandiamo in guerra all’estero i nostri soldati, in accordo con gli USA e, forse, con il governo iracheno. E lo facciamo a sostegno del business di una impresa italiana che dopo questa decisione ha visto il suo titolo in Borsa guadagnare il 25% in un sola seduta.
Se c’è un intervento militare che mostra tutta la natura affaristica della guerra al terrorismo, è proprio quello deciso dal governo italiano in Iraq. Che probabilmente prepara analoghe e ancora più vaste operazioni in Libia e poi ovunque gli interessi economici lo richiedano.
Quando Renzi e i suoi ministri affermano che non siamo in guerra mentono sapendo di mentire, le nostre truppe sono e saranno sempre più coinvolte nella sporca guerra che dura da 25 anni e che continuerà a crescere su se stessa se non riprenderemo a lottare per fermarla.
Per questo ci vediamo in piazza il 16 gennaio a Roma.


APPELLO PER LA MANIFESTAZIONE

A tutte le organizzazioni che rifiutano la guerra,  gli interventi militari del governo italiano, Il mercato delle armi.

Carissime carissimi,

Il 16 gennaio 2016 saranno esattamente 25 anni dai primi bombardamenti USA nella prima guerra d’Iraq, con i quali si è dato avvio a quella terza guerra mondiale a pezzi di cui ha parlato Papa Francesco. Questa guerra giustificata per ripristinare il diritto e combattere il terrorismo si è invece alimentata di se stessa trascinando tutto il mondo in un piano inclinato che non pare avere fine. La guerra non è la risposta al terrorismo, ma lo alimenta, come gli sporchi affari, i conflitti di potenza, la vendita delle armi che fanno crescere i conflitti su se stessi.

Dopo 25 anni di disastri della guerra sarebbe ragionevole dire basta, invece dopo le stragi terroriste di Parigi tutta l’Europa è in preda ad una furia bellicista che porterà solo nuovi danni e nuovi lutti.

Questa volta, inoltre, la guerra si intreccia sempre di più con misure autoritarie e liberticide che colpiscono al cuore le democrazie europee, prima fra tutte la decisione del governo francese di decretare lo stato d’emergenza e di pretendere la revisione autoritaria della Costituzione, misure che rischiano di fare ai popoli europei danni come il terrorismo. La guerra è alimentata da uno spirito securitario e xenofobo che colpisce i migranti assieme ad ogni forma di dissenso e conflittualità sociale.

Per queste ragioni nella prima assemblea comune delle persone e delle organizzazioni che hanno sottoscritto la PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP abbiamo deciso di mobilitarci contro la  guerra, chiunque la faccia e quale che sia la motivazione nel farla. Il 16 gennaio ci sembra la data giusta per ricominciare a manifestare, affermando: SE 25 ANNI DI GUERRA VI SEMBRAN POCHI….BASTA GUERRA.

Vorremmo fare del 16 gennaio un appuntamento comune di mobilitazione di tutte le forze autenticamente e rigorosamente contro la guerra. Anche se su altri temi ci possono essere e ci sono valutazioni e proposte diverse, pensiamo che chi è davvero contro la guerra dovrebbe manifestare comunque assieme.

Per questo proponiamo che il 16 gennaio sia una giornata di mobilitazione di tutti coloro che, lo ripetiamo, rifiutano comunque la guerra ed il coinvolgimento dell’Italia in essa. Questa mobilitazione può avvenire in iniziative comuni, che noi proponiamo in particolare a Roma, ma anche con iniziative differenziate e solidali tra loro , l’importante è far sentire forte la voce di chi, dopo 25 anni, dice basta.

Sulle modalità di organizzazione della mobilitazione in modo che tutto il pluralismo della mobilitazione sia rappresentato, siamo interessati a confrontarci quanto prima, non abbiamo alcun interesse a definire supremazie su un tema così importante. Naturalmente la data non è modificabile, non per nostra scelta, ma per il significato storico e politico del 16 gennaio 1991.

In attesa di sentirci e misurarci sull’organizzazione pratica della proposta vi inviamo un caloroso saluto.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLA PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP

5 Dicembre 2015

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LiberaRete Associazione di Promozione sociale LiberaRete

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