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Hammami ci racconta la sua Tunisia

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Hammami: dare risposte ai problemi del nostro popolo

Da mesi sembra essere calato un sipario sulla Tunisia. Il fiume di inchiostro e di video che dopo la cosiddetta “primavera tunisina” ci aveva spiegato l’evoluzione “democratica” del nostro vicino nordafricano si è dissolto, lasciando il posto a silenziose complicità verso un governo che giorno dopo giorno si caratterizza per l’assoluta continuità con le linee economiche di Ben Alì. Si confermano in questo modo due elementi più volte denunciati da chi ha realmente a cuore le sorti di quel Paese e più in generale della democrazia nel bacino mediterraneo. Ovvero che quanto accaduto oramai oltre due anni fa, pur partendo da reali esigenze e da pulsazioni sanissime presenti nella società civile, ben presto fu piegato a ben altri interessi: quelli di chi come gli Usa non potevano perdere il predominio su quella regione ed era disponibile a cambiare qualche faccia pur di far rimanere tutto immutato sul versante del mercato. Da lì le defenestrazioni di Bel Alì e di Mubarak e contemporaneamente l’ascesa dei partiti religiosi sunniti legati alla Fratellanza Mussulmana.
Il secondo elemento sempre più evidente è l’impossibilità di un reale cambiamento senza intaccare le basi economiche e gli interessi finanziari che sono base del neocolonialismo moderno. Non è quindi un caso che giorno dopo giorno stiano riprendendo vigore le proteste e che i giovani ricominciano a riempire le piazze, questa volta attaccando i nuovi leader ma soprattutto chiedendo riforme.
In Tunisia il cuore della rivolta di due anni fa erano stati i giovani disoccupati, senza lavoro e senza speranze, che vedevano in Ben Alì la faccia di quello sfruttamento che li relegava in un angolo.  Oggi come ieri questi giovani vogliono libertà, democrazia, ma anche lavoro e salari dignitosi. A questi sta rispondendo il Fronte popolare, una esperienza straordinaria che cerca di ricomporre i vari partiti di una sinistra tunisina uscita a pezzi dalle elezioni per l’Assemblea costituente. Ne fanno parte molte forze, ad iniziare dal Pc tunisino del lavoro e dal Partito Watad il cui leader, Choukry Belaid è stato barbaramente ucciso in un attentato appena due mesi fa a Tunisi.
Proprio di queste cose ha parlato nel suo breve soggiorno in Italia il segretario del Partito comunista del lavoro, Hamma Hammami. Hammami ha sottolineato con fermezza la crisi economica che sta attanagliando oggi la Tunisia e la necessità di dare una svolta in grado di rompere con i vecchi poteri ancora in auge. Hammami ha anche aspramente criticato l’attuale governo di Annahda, che fra l’altro aveva il solo mandato di guidare il Paese per un anno al fine di elaborare una costituzione. Laicità e diritti sono oggi i terreni di una lotta sociale e sindacale che se vincente potrebbe realmente cambiare la piccola Tunisia e divenire – ancora una volta – un esempio anche per gli altri stati arabi.

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