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GINORI : la Fine e’ l’Inizio – Cronaca di una resistenza operaia

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GINORI, LA FINE E' L'INIZIO

Cronaca di una resistenza operaia


Un documentario di Marzia De Luca. Montaggio Dario Salvetti.
Un corto che rivive l'occupazione della storica fabbrica Richard Ginori di Sesto Fiorentino a seguito della dichiarazione di fallimento da parte del tribunale di Firenze. Con l'auspicio che sia solo un capitolo della lotta e di poter filmare un giorno la vittoria finale.

Per ulteriori info: https://www.facebook.com/groups/241138899325372/

 


LA RICHARD GINORI

SIAMO ANCHE NOI!
 

Firma la Petizione!

 

E' di pochi giorni fa la notizia della definitiva chiusura della Richard Ginori, una sconfitta per tutti noi che di progetto e design ci nutriamo tutti i giorni.

Un appello firmato da progettisti e designer per riportare la riflessione sul ruolo del progetto nel disegno della politica industriale italiana, attraverso 4 pensieri e il ricordo di Gio Ponti che alla Richard Ginori si occupava un po' di tutto con un ruolo tutt'altro che confinato alla progettazione di oggetti: curava il rinnovamento del ciclo di produzione e la comunicazione dell'azienda in un ottica di strategia globale che è riuscita a coniugare la tradizione artigianale con l'innovazione industriale.

#competenza

la sensazione di incompetenza che abbiamo provato l'altra mattina quando è stata annunciata la definitiva chiusura della Richard Ginori si lega ai molti discorsi identitari che facciamo da anni, quasi decenni, attorno al design. Competenza è parola chiave che definisce ciò che ognuno sa e può fare con specifici strumenti messi a punto e affinati dall'esperienza, sempre meno relegata nei tradizionali confini disciplinari. Le problematiche legate allo sviluppo delle aziende vengono affrontati con le stesse competenze che si tratti di aziende che producono cibo, semilavorati o cultura. La crisi economica, questione per nulla imprevista ma strutturale, è la sintesi dietro la quale si cela una scarsa progettualità. La competenza per essere tale deve portare dei risultati, diversamente si trasforma in incompetenza. Senza entrare nel merito delle politiche industriali che in questi anni si sono susseguite alla Richard Ginori, la cui complessità genera nella nostra incompetenza totale incomprensione, emerge chiaramente come il design, disciplina per molteplici motivi fortemente legata a questa azienda, sia rimasto completamente avulso da ogni tipo di coinvolgimento.

#design

sebbene in modo alquanto semplicistico si riconosca al design il ruolo di punta di diamante di un non meglio identificato processo di sviluppo strategico dell'impresa Italia, generatore del quasi storicizzato Made in Italy, le sue competenze e le sue risorse vengono equamente sperperate tra discorsi autoreferenziali tra progettisti e disseminazione qualunquistica. Il design, la cui traduzione dall'inglese è progetto, è (soprattutto) processo e non (solo) risultato. Il prodotto del processo è solo in minima parte rilevante e in altrettanto minima parte legato a beni di consumo di produzione industriale o artigianale. Il design è innanzitutto pensiero strategico immersivo e multidisciplinare che ha come componente essenziale l'innovazione. Per fare innovazione ci vuole competenza.

#affettività

il senso di privazione, il dispiacere per il destino della Richard Ginori (e di molte altre aziende italiane) la sensazione di aver perso qualcosa anche di nostro, appartiene all'idea che la cultura faccia parte del nostro welfare e che debba essere considerata vitale negli investimenti economici. La Richard Ginori è una realtà produttiva come tante altre ma, forse più esplicitamente di altre, ha rappresentato modalità precise di fare azienda in Italia, di creare collaborazioni e sinergie nuove che l'hanno vista protagonista di un modello di sviluppo innovativo. Il fallimento non è solo legato all'incapacità di gestire i bilanci, ma alla non comprensione di trattare merce con un alto contenuto affettivo, bene collettivo, storia e memoria condivisa. La tradizione, la specializzazione, il tramandare, l'archiviare, il custodire è ruolo importante dell'impresa di conoscenza anche se economicamente inestimabile. Valorizzare queste competenze deve essere l'obiettivo principale, al di là dei risultati produttivi che possono essere anche trasformati in cultura del progetto.

#collettivizzazione

le tasse, l'assicurazione, il fondo e tutti gli strumenti che utilizziamo per attutire il costo del disagio individuale ripartendolo sugli altri partecipanti alla vita comune, vengono accettati e riconosciuti come bene di scambio con servizio o prodotto riconoscibile; il saper fare e la conoscenza non vengono compresi in questi beni e servizi e così l'Italia degli ultimi anni non solo ha perso il suo tessuto industriale e la sua capacità produttiva (forse a ragione), ma ha tralasciato di coltivare la sua identità, i contenuti del passato prossimo necessari per il futuro prossimo. Incomprensione per una visione del futuro produttivo/non produttivo del nostro paese che sembra sfuggire ad ogni progettazione, in cui abbiamo imparato anche noi, incompetenti, quali sono le tappe dei piani di ristrutturazione aziendale più applicati.

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