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SAN RAFFAELE, GENTE CON LA SCHIENA DRITTA

SAN RAFFAELE, GENTE CON LA SCHIENA DRITTA

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Il risultato del referendum tra i lavoratori del San Raffaele di Milano, la vittoria dei non approvo con oltre il 55% dice principalmente tre cose:



– si inverte la tendenza che voleva i lavoratori rassegnarsi a fare proprie le esigenze della proprietà anche quando la storia aziendale è storia di tangenti, mazzette, sprechi, contiguità con il potere ecc.;


– ci si dispone a ripartire dalla lotta per impedire che i piani di ristrutturazione aziendale siano pagati dai lavoratori;


– emerge la complicità delle organizzazioni sindacali concertative con i piani aziendali e il loro totale abbandono di una qualsiasi prospettiva di conflitto.


Tutto già visto alla FIAT, solo che qui la maggioranza, seguendo le indicazioni dell’USB ha detto NO.

E’ evidente che lo scontro, che pure dura da mesi, con una partecipazione di massa come non si vedeva da anni e che ha visto scioperi, cortei, mobilitazioni, accampamenti davanti all’ospedale, salita sui tetti di delegate/i  RSU non disposti a mollare un millimetro nella difesa dei lavoratori e del futuro del loro ospedale, ora è destinato a diventare più aspro.

La proprietà passerà immediatamente a vie di fatto, avviando le procedure di licenziamento per ben 244 lavoratori e lavoratrici, disdirà unilateralmente accordi sindacali costati negli anni lotte e sacrifici, tagliando così quote importanti di salario, uscirà dal contratto pubblico per applicarne uno dei  tanti applicati nella sanità privata.
Di tutto questo tutti erano perfettamente a conoscenza quando sono andati a dire “non approvo” nonostante la scesa in campo di capi e capetti, della proprietà, dei sindacati complici e anche di qualche grillo parlante dell’ultim’ora venuto a disprezzare il referendum.

La lotta ovviamente continua e dovrà essere lotta di tutti. Il San Raffaele, durante la vertenza è assurto a simbolo dell’avidità del mercato, della indecenza di una politica che si procura consensi  e voti finanziando con i denari dei cittadini opere faraoniche e ricevendo tangenti. Ha svelato ciò che tutti sappiamo, che non è vero cioè che il privato è meglio del pubblico, anzi è vero esattamente il contrario se il pubblico non è gestito da farabutti.

Oggi il risultato del referendum al San Raffaele mette anche i piedi nel piatto della campagna elettorale e costringe tutta la politica, dai partiti in lizza per le elezioni politiche ai candidati presidenti di regione in Lombardia a dire da che parte stare, cosa propongono per impedire che il San Raffaele e i suoi lavoratori siano lasciati soli di fronte ad una riorganizzazione selvaggia utile solo a disfarsene al miglior prezzo possibile per poi cominciare un altro giro di valzer, con nuove tangenti, sprechi, subordinazione alla politica.

Ci aspettiamo che in queste ore i rappresentanti di una politica sempre più lontana dalla gente e dai problemi abbia un sussulto e dimostri il suo interesse alla sorte dei lavoratori e delle lavoratrici del San Raffaele e dell’ospedale stesso.

Noi comunque continueremo ad essere accanto ai protagonisti di questa importante vertenza e continueremo ad indicare le responsabilità che non sono certo di chi nel San Raffaele lavora con dedizione e professionalità.


 

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USB

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