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Nuovi ceppi di HiV allarmano scienziati indiani.

Nuovi ceppi di HiV allarmano scienziati indiani.

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Nuovi ceppi di Hiv allarmano scienziati indiani.


 

Ranjit Devraj

IPS

Traduzione a cura del CeSPIn Puntocritico

Sebbene nell’ultima decade l’India ha ridotto drasticamente l’avanzata dell’Hiv, nuovi ceppi del virus che causa la sindrome di immunodeficenza acquisita (aids) preoccupano i loro scienziati.

Il programma Congiunto delle Nazioni Unite sull’Hiv/Aids elogia nella sua informativa 2012 l’India per aver svolto un ruolo particolarmente efficace nei suoi sforzi di ridurre della metà la quantità di nuove infezioni negli adulti tra il 2000 e il 2009.

Però in questo paese dove vivono 2,4 milioni di persone con Hiv, un milione delle quali ricevono trattamenti antiretrovirali – dovrà prestare attenzione al fatto conprovato che il tipo 1 del virus di immunodeficenza umana (Hiv-1), che è il più comune e patogeno, sta avendo un processo di evoluzione piuttosto rapido.

Delle varie famiglie genetiche, il sottotipo C dell’Hiv – 1 è responsabile di quasi il 99% delle infezioni in India, ed ha anche una presenza significativa in Cina, Sudafrica e Brasile.

Ricercatori scientifici che lavorano nel centro Jawaharlal Nehru per le Ricerche Scientifiche Avanzate (JNCASR), a Bengalore, hanno trovato una famiglia di cinque nuovi ceppi del sottotipo C del virus Hiv-1, due dei quali pare stiano superando il ceppo standard.

“Lo studio è il primo della sua classe nell’identificare che una famiglia importante dell’HiV-1 sta passando in una modificazione evolutiva”, ha detto all’IPS il professor Ranga Udaya Kumar, dell’unità biologica molecolare e genetica del JNCASR. Kumar ha sostenuto, che sebbene gli studi realizzati nel centro non mostrino che i nuovo ceppi siano “più patogeni”, sussistono buoni motivi per credere che siano maggiormente infettivi. I risultati dello studio del JNCASR sono stati pubblicati per la prima volta dalla società di Biochimica e Biologia Molecolare degli Stati Uniti, nell’edizione di novembre del Journal of Biological Chemistry. “I nuovi ceppi virali sembrano contenere un promotore virale più forte”, ha detto Mahesh Bachu, che diretto l’equipe di ricercatori del Centro.

Promotore è una regione dell’acido deossiribonucleico (ADN) che codifica qualsiasi proteina che la cellula cerca di produrre. In altre parole, si prevede che un virus con un promotore più forte produca più “virus figli” e si propaghi più rapidamente nella popolazione. “Negli esperimenti di laboratorio si è scoperto che i nuovi ceppi dell’HiV facciano più figli che i ceppi virali standard”, ha detto Bachu. I retrovirus che causano l’Aids si riproducono traducendo il loro acido ribonucleico (ARN) in ADN, usando un’enzima definito “transcriptasi inversa”. L’ADN risultante si inserisce in quello di una cellula anfitriona e si riproduce assieme alla cellula e ai suoi figli.

“Oltre ad avere maggiori virus figli, le persone infettate con i nuovo ceppi dell’Hiv pare che nel loro sangue siano contenuti più virus”, ha detto Bachi a IPS, aggiungendo che i dati su cui si è basato lo studio sono stati generati da campioni provenienti da 165 ospedali collocati in diverse regioni del paese. Tra le istituzioni che hanno collaborato con lo studio figurano il Centro YRG per la Ricerca e l’Educazione sull’Aids (YRG Care) a Chennai; l’Accademia Nazionale St. John delle Scienze della Salute a Bangalore; l’Istituto Nazionale di Salute Mentale e Scienze Neurologiche, a Bangalore; l’Istituto Indiano delle Scienze Mediche a Nuova Delhi.

Le conclusioni cliniche sono state sostenute da esperimenti di laboratorio, utilizzando strategie virali, immunologiche e molecolari, ha detto Bachu. “Un processo simile di evoluzione virale è stato osservato anche in Sudafrica, Cina e nel Sud del Brasile, paesi che hanno la stessa famiglia dell’Hiv-1″, ha spiegato.

E’ significativo, che quando Bachu e la sua equipe hanno osservato per la prima volta i nuovi ceppi, in ricerche precedenti realizzate tra il 2000 e il 2003, la loro presenza era abbastanza bassa, approssimativamente tra l’1 e il 2% per ognuna delle cinque varianti. Una decade dopo, la prevalenza di tre dei cinque nuovi gruppi di Hiv-1 si è moltiplicata, e uno dei gruppi è aumentato dal 2% del periodo 2000-2003 al 20-30% nel 2010-2011.

Secondo Bachu, è importante che i soggetti infettati con il ceppo 4-kappaB, più nuovo, mostrino maggiori virus nel proprio plasma che gli infettati con il preesistente ceppo 3-kappaB. “E’ possibile che un maggiore carica virale comporti una trasmissione potenziata dei ceppi 4-kappaB dell’Hiv, contribuendo a un’efficace propagazione dei nuovi virus”, ha detto Bachu. Per Kumar, “le conclusioni pongono varie domande con serie implicazioni per lo stato del virus, la sua evoluzione e la gestione dell’infermità”.

“La più importante di queste preoccupazioni è la possibilità che i nuovi ceppi alterino il paesaggio demografico dell’HiV in India”.

Senza dubbio, sia Kumar che Bachu hanno sottolineato e avvertito che i dati del JNCASR dovranno richiamare a una riflessione e non venire presi come conclusivi.

Il JNCASR e i suoi collaboratori realizzeranno ora studi clinici osservativi per determinare se i nuovi ceppi dell’HiV sono più infettivi di quelli esistenti.

Ovvero i ricercatori vogliono verificare “se i nuovi ceppi hanno probabilità di causare una veloce progressione verso l’Aids”, ha spiegato all’IPS il capo medico di YRG Care, Nagalingeswaran Kumarasamy. Secondo lui, per come stanno le cose, non c’è motivo per allarmarsi. “Dobbiamo studiare maggiormente i nuovi ceppi e vedere per esempio, se c’è la necessità di iniziare una terapia antiretrovirale prima del solito”.

 

Fuente: http://www.ipsnoticias.net/nota.asp?idnews=101993

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