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Piccola guida all’autodistruzione post-comunista.

Piccola guida all’autodistruzione post-comunista.

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Piccola guida all’autodistruzione post-comunista.


 

Di Matteo PucciarelliMicroMega

 

Dove vi eravate persi? Al 1991? O al 2008? No perché riannodare i fili non è facile. Ma questo post dimostrerà che niente è impossibile. Certo, a furia di scissioni e giravolte è rimasta solo la casa del popolo dell’Ardenza e la salma di Lenin, ma comunque sia un giorno lo vedremo sorgere questo benedetto sol dell’avvenire. Basta solo aspettare.

 

Allora, in Italia fino al 1991 c’erano due partiti comunisti: il Pci (una corazzata vera) e Dp (piccola ma agguerrita). Poi il Pci capì che non era più comunista e diventò Pds. Ma siccome non tutti nel Pci volevano essere altro, insieme a quelli di Dp fecero il Prc. Più tardi i comunisti del Prc si divisero in due: quelli che non ci stavano più ad allearsi con gli ex comunisti del Pds e quelli che invece pensavano che invece no, bisognava stare insieme con gli ex comunisti anche a costo di rompere con quelli sempre tali. Così nacque il Pdci.

Il Prc era forte, ma non era un partito di massa. Si accontentava di rappresentare quelli dei centri sociali che alla fin fine tanto comunisti non sono, i giovani fricchettoni e gli ex rivoluzionari con giacche di velluto. Il Pdci era più piccolo, ma compensava con seggi e assessorati, più o meno uno ogni tre iscritti. Gli operai intanto cominciavano a votare Lega.

 

Poi comunque anche il Prc cambiò idea e decise che ci si poteva alleare con gli ex comunisti dei Ds (il Pds era cambiato in Ds, la “p” dava noia), e quindi si ritrovarono tutti insieme a litigare in un canaio chiamato Unione. L’Unione prese meno voti del centrodestra ma vinse lo stesso, e il capo del Prc diventò presidente della Camera e salutò calorosamente gli operai, che però da tempo si sentivano rappresentati da altri; ma pazienza, se proprio dobbiamo dirla anche il capo del Prc preferiva altre frequentazioni.

Andò che l’Unione non resse, i comunisti sia del Prc che del Pdci furono costretti a votare provvedimenti tutto fuorché comunisti e non contento, alla fine, un altro ex comunista disse che alle prossime elezioni basta coi comunisti rompicoglioni. Infatti il governo cadde e i comunisti – loro malgrado – finalmente si ritrovarono uniti. Si aggiunsero altri ex comunisti dei Ds che pensavano fosse necessario stare insieme coi comunisti anche a costo di lasciare gli altri ex comunisti. Fu un disastro. I comunisti restarono fuori dal parlamento.

 

Allora parecchi comunisti del Prc – che anni prima non volevano stare con gli ex comunisti e che per quello erano incazzati a morte con quelli del Pdci che invece erano nati apposta – pensarono che fosse importare ricominciare ad avvicinarsi agli ex comunisti del Pd ex Ds (rimessa dentro la “p”, fuori la scomodissima “s”) e siccome volevano unire la sinistra si scissero e fondarono Sel, diventando pure loro ex comunisti. I comunisti del Prc rimasti tali insieme agli altri del Pdci decisero che almeno i comunisti dovevano stare insieme per cui diedero vita alla Fds. La Fds chiedeva l’unità con i vecchi compagni di Sel ma Sel la voleva con i vecchissimi compagni del Pd.

Siamo a oggi. Pd e Sel si uniscono in una coalizione e la Fds resta fuori. Ma il Pdci che chiedeva l’unità dei comunisti pensa che prima sia necessaria l’unità con gli ex comunisti di Pd e Sel e allora probabilmente la Fds scomparirà e il socialismo resta lo slogan buono per parlarci addosso e insomma stasera fa caldo per essere a ottobre e a me fa male la testa e sinceramente a starvi dietro a tutti quanti si diventa scemi.

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