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London is burnin’

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"Boris, se mi senti, faresti meglio a portare il tuo grosso culo biondo qui a Londra, perchè abbiamo grossi problemi qui che tu dovresti risolvere"

Con queste parole, Jasper Lee, portavoce delle rivolte nei quartieri di Londra, si rivolge al sindaco londinese Boris Johnson in diretta dai microfoni di sky news.

In queste ore le proteste hanno valicato i confini della capitale britannica e si sono estesi ad altre città del regno unito. E mentre il presidente Cameron definisce "pura delinquenza" i moti di rivolta che esplodono come petardi nei sobborghi delle città, noi preferiamo leggere questi fenomeni con le parole di Jasper Lee, che invita "caldamente" il sindaco di Londra a sospendere le proprie vacanze e a ritornare in città per frontegiare la crisi.

Sono ore di rabbia e di rivolta in cui è sempre difficile avere un quadro chiaro della protesta, di chi la porta avanti e di chi vi si inflitra per trarne vantaggi personali. Nel condannare con fermezza le violenze siamo però certi di una cosa: queste proteste, questi gesti, non nascono spontaneamente, non sono violenza gratuita, né irrazionale né immotivata, sono viceversa il sintomo di una politica che abbandona a sé stessi le classi meno abbienti della società. Una discriminazione razziale, di classe, e generazionale.

 

 

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