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Caccia al tricolore

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FERMIAMO I BARBARI , ORA E SEMPRE RESISTENZA !
pubblicato da Paolo Papillo. Testo di Silvia Nulli

Venezia, 12 settembre. Piazza San Marco gremita dai turisti. Non una domenica di sole qualsiasi…no, perché vi si teneva la “festa dei popoli padani”…e poteva capitarvi di incrociare tifosi della Padania e sostenitori di Bossi in divisa da boy-scout verde mela con in mano le bandiere della lega e quelle con la croce di San Giorgio (che i leghisti vorrebbero sostituire all'attuale simbolo della Regione Lombardia), ma anche intere famigliole con tanto di finto copricapo vichingo…quello di Asterix per intenderci…E addirittura vedere uno di questi presunti abitanti della Padania, piccoletto, scuro di carnagione e munito del copricapo bi-cornuto, cercare di spiegare in un inglese alquanto “maccheronico” a dei giovani turisti alti e biondi dall'aria decisamente nordica, (loro sì, che che una qualche parentela con un vichingo potrebbero anche vantarla…), che loro non si trovavano in Italia, come avevano creduto, bensì in Padania: “Padania is not Italy. Here is not Italy…”

Ecco perché passeggiare ieri a Venezia esibendo il tricolore era ieri una cosa non gradita..non ammessa. Una provocazione politica, addirittura passibile di sanzione penale.

Così, al nostro piccolo gruppetto di amici, che all'ultimo minuto avevamo acquistato ad una bancarella di Riva degli Schiavoni una piccola bandiera dell'Italia, ottenendone una seconda in regalo, e ci eravamo incamminati lungo il ponte dopo il quale iniziava a svolgersi la manifestazione leghista, è stato impedito da agenti in tenuta antisommossa e da uomini della Digos di proseguire verso Riva dei Sette Martiri e Via Garibaldi…luoghi paradossalmente scelti quali teatro della manifestazione di questa forza di Governo che non si riconosce nei simboli della nostra Repubblica e ne disconosce la storia scritta nel sangue di tanti patrioti. Sì, perché i sette martiri veneziani a cui è intitolata la riva sono partigiani morti durante Resistenza al grido di "viva l'Italia"……

Poco meno di dieci persone, alcune di Venezia (tra questi un un consigliere comunale) e del Veneto, altri da Bergamo, Brescia e Milano (”mica terun”, per dirla alla leghista…). Amici che si sono ritrovati per una camminata ed hanno portato con sé il tricolore…niente striscioni, né megafoni…solo la bandiera italiana, tenuta in mano o portata a mo' di scialle…Siamo stati subito bloccati dalle forze dell'ordine che ci hanno gradualmente circondato, anche per proteggerci dalle spintonate dei seguaci del dio Po, i quali altrimenti ci avrebbero linciato…Il tutto mentre la voce biascicante di Bossi languiva in sottofondo.

Naturalmente siamo stati tutti identificati ed il minimo che ci potremo aspettare è una denuncia per “manifestazione non autorizzata”…anche se pare strano parlare di manifestazione per un gruppetto di amici che, nel territorio della Repubblica italiana, se ne vanno semplicemente in giro esibendo il tricolore.

Decine di leghisti- uomini e donne, vecchi e giovani – ci hanno spintonato e strattonato, cercando anche di sottrarci le telecamere; ci hanno insultato anche pesantemente, con vari improperi che andavano da “pirla” a “cretini”, da “pagliacci” a “omossessuali” e “culattoni”…naturalmente ci hanno accusati di essere “comunisti”, dei “rompicoglioni”, o più semplicemente dei “lazzaroni”: “andate a lavorare!” ci dicevano, “andate a casa!”

Questi però non sono stati identificati. No. Eravamo noi – quelli col tricolore – l'anomalia, quelli fuori posto, i sobillatori. Mentre loro – quelli che inneggiavano alla secessione, i fautori della “padania che non c'è”, con le magliette e gli striscioni con la scritta “padania libera” – erano quelli normali… un completo ribaltamento di senso!

Alla fine ci siamo trovati

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