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Comunicato Ambasciata del Venezuela a Roma sulle violente provocazioni.

Comunicato Ambasciata del Venezuela a Roma sulle violente provocazioni.

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Comunicato dell'Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela sul tentativo di destabilizzazione del paese


 

La Repubblica Bolivariana del Venezuela ripudia i fatti di violenza avvenuti in diverse città del Paese lo scorso 12 febbraio; accadimenti messi in atto da parte di gruppi di destabilizzatori ripetendo un copione simile a quello del fallito colpo di Stato nell’Aprile 2002.

 

Il Cancelliere venezuelano Elías Jaua Milano ha ratificato che in Venezuela si farà giustizia con serenità per evitare l’impunità dei fatti violenti «la principale sfida che dobbiamo affrontare è fare giustizia, con serenità ma con fermezza; è necessario fare giustizia affinché paghi ci ha commesso reato, preservando i diritti fondamentali della democrazia».

 

«I Cancellieri che si sono messi in comunicazione con noi, ci hanno informato che per iniziativa di questi paesi, promuoveranno nell’ambito della Celac, della Unasur e dell’ALBA, l’attivazione dei meccanismi di solidarietà ed i necessari pronunciamenti per condannare i fatti violenti che sono stati imposti al popolo venezuelano».

 

In questi termini, Elías Jaua, ha denunciato che i gruppi che hanno agito contro il popolo venezuelano e che sono stati gli artefici delle violenze a Caracas, sono persone addestrate all’estero con il proposito di generare caos e destabilizzazione.

 

Cronologia dei fatti

 

Mercoledì 12 febbraio ultimo scorso, un gruppo di manifestanti violenti ha aggredito con armi da fuoco ed oggetti contundenti diverse sedi del Governo Nazionale a Caracas ed in altre città del Paese, commettendo atti di vandalismo e distruzione del patrimonio pubblico, nonché bloccando le principali arterie della città. Durante questi fatti si è registrata la morte di tre venezuelani e si sono contati più di sessanta feriti.

 

Il fulcro di queste azioni è stato il concentramento dell’opposizione nella città di Caracas, una manifestazione guidata da Leopoldo López, María Corina Machado e Antonio Ledezma, leaders di partiti politici dell’ultra destra, la quale ha avuto origine nei pressi della Universidad Central de Venezuela (UCV) dirigendosi verso la sede del Ministerio Público, con il pretesto di voler consegnare un documento alla Procuratrice Generale della Repubblica.

 

Tale manifestazione ha goduto di tutte le garanzie di sicurezza da parte dello Stato. Il pretesto di questa mobilitazione è stato l’arresto di alcuni soggetti estremisti che nella città di San Cristóbal (Stato Táchira) il giorno 6 febbraio hanno attentato con azioni violente contro la residenza del Governatore dello Stato, ponendo in pericolo la sua famiglia nonché bambini con handicap sottoposti a trattamenti speciali.

 

Nonostante ciò, giunti alla sede del Ministerio Público i leaders della manifestazione hanno rifiutato l’invito al dialogo con la Procuratrice Generale della Repubblica, Luisa Ortega Díaz, nonché con i suoi rappresentanti. Gli attivisti politici hanno invece preferito dirigersi verso gli assistenti lanciando frasi contro la Procuratrice Generale.

 

Contemporaneamente si è assistito all’arrivo di gruppi muniti di zaini e passamontagna che hanno cominciato ad aggredire le unità della Polizia Nazionale con spari di armi artefatte e pietre. Nel momento in cui si sono ritirati López, Machado e Ledezma, le aggressioni si sono estese nei confronti della Fiscalía General.

 

Il Presidente della Repubblica Nicolás Maduro ha informato che gli autori intellettuali di questi fatti di violenza sono già ricercati dalla giustizia, ed ha chiesto loro di costituirsi. Maduro ha evidenziato che sono stati ritrovati elementi «compromettenti e chiari di quello che è stato il piano della destra nell’ultima settimana».

 

Inoltre ha spiegato che con le investigazioni che portano avanti le autorità competenti, si è ricostruito che Juan Montoya e Bassil Alejandro Da Costa sono stati assassinati con la medesima arma. Ha inoltre dichiarato che Neider Arellano è deceduto dopo gli spari originati da quattro motociclisti nell’avenida Francisco de Miranda, Municipio Chacao a Caracas.

 

Guerra mediatica

 

Alcuni mezzi di informazione internazionale stanno deformando la realtà che si vive nel Paese. Il Governo venezuelano denuncia davanti all’opinione pubblica mondiale i media internazionali che stanno utilizzando immagini false, di repressioni avvenute in altri paesi e immagini della Quarta Repubblica venezuelana al fine di giustificare un intervento straniero in Venezuela e creare un’opinione internazionale negativa contro il nostro Paese.

 

Le Grandi catene di comunicazione si sono prestate in questi 15 anni alla manipolazione volta ad influenzare, perturbare e produrre danno contro la verità del Venezuela, trasformandosi in attori politici della realtà nazionale.

 

Movimento per la Pace e per la Vita

 

Non è certo una coincidenza che questi tragici avvenimenti accadano proprio nel momento in cui il Governo Bolivariano mette in atto misure concrete per la sicurezza e la pacificazione, nell’ambito delle giornate del Movimiento por la Paz y la Vida e del lancio il 14 febbraio del Plan Paz y Convivencia.

 

Tra i punti fondamentali segnalati dal capo di Stato venezuelano Nicolás Maduro Moros, si evidenziano: il consolidamento del sistema di protezione e di vigilanza di polizia per garantire la pace al nostro popolo, il piano di disarmo e smobilitazione delle bande violente, il rafforzamento e l’espansione del Movimiento por la Paz y la Vida, il grande tour nazionale “Hagamos la paz”, il consolidamento dei territori di pace, il consolidamento di una nuova cultura della comunicazione, la trasformazione dei centri penitenziari in spazi di pace, l’istituzione della Brigada Especial Presidencial contro il narcotraffico e contro il sicariato.

Roma 15 febbraio 2014


 

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